Federicomaria Muccioli

Federicomaria Muccioli

 

Ricordo di Lucia Criscuolo

Federicomaria Muccioli, professore ordinario di Storia Greca nel Dipartimento di Storia Cultura Civilità dell’Alma Mater Università di Bologna e nostro socio fin dagli inizi della sua carriera, si è spento il 14 maggio scorso a Rimini, dove era nato 54 anni fa. Una malattia non guaribile ne aveva minato la salute dal 2014, ma la sua tempra fisica, un carattere forte e un senso del dovere poco comune non ne hanno mai fermato la partecipazione alla vita accademica, né l’attività di ricerca, eccezionalmente intensa e feconda e da lui tanto amata. Le precarie condizioni di salute tanto meno poi gli hanno impedito di proseguire in questi anni l’insegnamento in tutti i livelli previsti: si è speso fino agli ultimi giorni, potremmo dire fino alle ultime ore della sua vita, per insegnare e far amare la storia antica a tantissimi allievi, dai più giovani studenti del triennio di Lettere, ai giovani dei corsi magistrali di storiografia greca e storia ellenistica, fino ai dottorandi e post -dottorandi, cui si era dedicato prima a Roma Tor Vergata poi, anche come Coordinatore del dottorato in Scienze Storiche e Archeologiche, qui a Bologna.

Muccioli si era laureato nell’ateneo felsineo in Lettere classiche nel 1988 e qui ha trascorso la sua vita di studioso, lavorando prima come ricercatore poi come professore associato sia nella sede di Ravenna sia in quella bolognese, nel Dipartimento di Storia Antica prima e poi nell’attuale: alla storia infatti lo aveva condotto la sua vocazione agli studi del mondo antico, fondata su una cultura classica precocemente matura. Per affrontarne la conoscenza si costruì nel tempo una solida e ampia competenza che gli ha consentito in seguito di sviluppare temi di ricerca complessi e in più di un caso estremamente raffinati, attraverso la familiarità con la documentazione epigrafica e numismatica, oltre che al dominio di opere storiografiche antiche e moderne, sovente dimenticate o poco frequentate. Altrettanto notevole è stata la sua cultura bibliografica: non c’era quasi argomento della storia greca di cui Muccioli non potesse immediatamente individuare e citare esattamente a memoria le essenziali fonti e opere di riferimento. La passione per i libri, e non solo quelli legati alla sua professione, lo impegnò per alcuni anni e con grande vantaggio per tutti, nella direzione della biblioteca di storia antica e ad essa ha rivolto, talora con accenti preoccupati, la sua attenzione fino all’ultimo.

La sua produzione scientifica, che conta più di 130 contributi, e l’instancabile attività editoriale sono state fra le più ricche e apprezzate tra quelle degli studiosi di storia antica della sua generazione: libri come il suo primo, su Dionisio II, legato all’interesse mai abbandonato per l’irrisolta esperienza politica di Platone e per la storia della Sicilia classica ed ellenistica, o quello sugli epiteti ufficiali dei sovrani, sono un riferimento obbligatorio non solo per chi studi la Sicilia di IV secolo o le questioni legate alla regalità in epoca ellenistica. Ad essi si aggiungono un volume e i numerosissimi articoli plutarchei: a Plutarco come autore storico, intellettuale greco, linfa vitale dell’Umanesimo, essenziale vettore del mondo antico fino alla contemporaneità, Muccioli ha dedicato sempre un’attenzione speciale: oltre a decine di articoli, il libro sulla “Storia attraverso gli esempi. Protagonisti e interpretazioni del mondo greco in Plutarco”, gli hanno meritato la considerazione di specialista ed autorità indiscussa in campo internazionale.

Tanti di noi hanno usato o visto usare le edizioni BUR delle Vite di Dione, Lisandro, Temistocle da lui commentate, mentre quella di Arato, l’ultimo suo lavoro, sta per uscire.

A questi studi si collegava, in forma speciale e originale, l’ininterrotta attività di ricerca sulla storia riminese e non solo quella legata alla cultura malatestiana, ma anche la meno togata microstoria contemporanea di cui sono testimonianza i volumi dedicati a due figure femminili, vere o immaginarie che fossero, nella Rimini della Seconda Guerra Mondiale, “Il registro della spia. Le molte vite della professoressa Tina Crico” e “L’ultimo giallo sulla Linea Gotica. L’eroina di Rimini”.

Una delle sue caratteristiche più singolari, in una disciplina che per molti decenni ha stentato nel nostro paese a distaccarsi da modelli e interessi spesso ottocenteschi, è stata però la sua curiosità per l’estrema periferia, non solo geografica, della grecità: l’Oriente più lontano raggiunto dai Macedoni, la straordinaria esperienza di pochi nuclei di militari e forse avventurieri che si confrontarono con un mondo altrettanto e più antico del loro, complicato ma duttile. Muccioli ha cominciato un lavoro che, mi auguro, attraverso la sua opera continuerà dopo di lui.

 

Chi ha conosciuto Federico Muccioli sa che non era un chiacchierone, sebbene amasse lo scherzo e, diversamente da molti, lo accettasse anche quando era a sue spese: gli aneddoti non mancano e a molti di noi alleviano un poco la pena della sua perdita. Non avrebbe voluto un elogio prolisso, né pomposo. Perciò mi limito ad un’ultima nota personale, che spero mi perdonerete. Federico mi ha dedicato un suo libro, definendomi sua maestra, ma devo confessare che fin da quando lo vedevo alle lezioni di epigrafia, e poi al suo esame e ancora in questi 35 anni da quando siamo stati vicini nel lavoro, ogni volta che si parlava insieme ero io che mi sentivo la scolara davanti al professore: un professore competente, che di rado si arrabbiava e cercava sempre una soluzione pacifica e ragionevole ad ogni problema, un professore severo, ma buono. E, come dovrebbe essere ogni professore per i suoi scolari, un amico sempre e comunque.

 

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